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18.9.08

Salviamo il bosco. Capitolo II.

Sabato. Mayte.

Ecco. Di nuovo dobbiamo seguire mio fratello nelle sue attività “campagnole”. Le mie compagne domani escono a fare la passeggiata in centro e io che faccio? Vado con la famiglia al bosco di Gattaceca. Non è giusto. Con la famiglia Elli poi, che sono tutti maschi. Mamma poteva cercarsi un’amica con figlie femmine, almeno. Non è che non mi piaccia andare lì, mi sono divertita parecchio da piccola, ma adesso ho tredici anni, preferirei fare altre cose. Dovrei farmene una ragione, tanto anche se riuscissi a rimanere a casa mamma e papà non mi avrebbero comunque lasciato andare con le compagne, perché pensano che devo essere più grande per andare in giro da sola. Forse l’unica cosa sensata è accettare la proposta di mia madre: “Invece di stare lì imbronciata, perché non chiami Ivana e le chiedi se vuole venire con noi?” Neanche a Ivana la lasciano uscire in centro ancora. E poi anche lei conosce il bosco, ci siamo andate con la maestra Ginevra durante le elementari, un anno vestite da farfalle e un altro da istrici. Mi ricordo mia madre cucendo enormi ali di nylon colorate la sera perché l’orario d’ufficio non le permetteva di andare il pomeriggio a scuola a cucire con la mamma di Manuel e le altre mamme. Lei non sa niente di cucito, ma non si tira indietro di fronte a nulla. Dice che si può imparare qualunque cosa se uno vuole. I vestiti d’istrice invece li fece la mamma di Ivana con l’aiuto della maestra e di altre due mamme che non lavoravano. Nel bosco ci hanno fotografato da lontano e di dietro in modo che si vedevano bene gli aculei attaccati sulla stoffa ruvida, ma non ci si accorgeva che erano di gommapiuma dipinta di nero e siamo andati a finire sulla copertina di un libro editato dal comune, dove parlavano di tutti gli abitanti del bosco, animali e vegetali. Ancora gira per casa, con la copertina di cartone e l’interno in carta giallastra con tanti disegni e storie realizzati dai bambini della scuola. Mi si distingue soltanto per i capelli scuri a caschetto e perché dal costume fuoriesce un pezzo di manica del mio vecchio piumino verde. Ci siamo sentiti importanti, allora. C’era pure Manuel, chi sa se si ricorda qualcosa. Domani glielo chiedo. Il libro cominciava raccontando di come abbiamo seguito le tracce dell’istrice e di come abbiamo incontrato insetti, uccelli, fiori, cespugli, di come abbiamo imparato ad ascoltare i diversi rumori fra gli alberi e a rispettare tutti i suoi abitanti. Il mio disegno fu scelto per illustrare il “dizionarietto boscoso”, il barbagianni di Ivana fu sistemato nel capitolo destinato agli uccelli e Manuel disegnò i bruttissimi coleotteri tenebrondi.Un'altra volta siamo andati a pulire, ma non con la scuola. Ci hanno dato un cappello giallo, dei guanti e un sacchetto nero e gli organizzatori hanno spiegato ai genitori come insegnarci a prendere la plastica e la carta che trovavamo e come seguire i diversi sentieri.

(continuerà)

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