google25bf64896cccb828.htlm Viajando al centro...de tu ser: Flashback

5.11.08

Flashback

Abbiamo preso una ciambella ogni due persone. Ci turniamo Paolo e io per andare una volta con un bambino, una volta con l’altro. La salita si fa più faticosa dovendo tirare anche la corda del gommone, ma vale la pena scendere scivolando e sentendo la neve che a volte ti arriva in faccia, gridando di gioia e un po’ anche di paura per la velocità che quasi raddoppia scendendo in due. Sali, scendi, sali, scendi, siamo esausti ma ridiamo tutti. Abbiamo appena fatto l’ultima discesa prima di fare una doverosa pausa, io sto già uscendo dalla fine della pista, Paolo si ferma ad aiutare due bambini piccoli che si sono ribaltati con il ciambellone. Mi giro un altro po’ e vedo scendere a tutta velocità due adulti, non faccio nemmeno in tempo a gridare che hanno già investito Paolo, che proteggeva con il suo corpo i due ragazzini. Rimango immobile mentre vedo alzarsi le sue gambe da terra, fino a che la punta del piede è più alta della testa, che nel frattempo rimane per aria, come il resto del corpo, per la forza dell’impatto. Senza riuscire a muovermi vedo passare davanti a me le immagini di una vita, del periodo in cui lui è stato bloccato a letto un mese con una ernia del disco mai operata, di come dovevo caricarmelo sulla schiena per portarlo al bagno, perché lui non poteva camminare, di come dovevo vestirlo, di come ho dovuto lasciarlo inerme una sera con la sola compagnia di Mayte, che allora aveva soltanto 4 anni e andare con Andrea in braccio al pronto soccorso per capire perché un bebé di tre mesi strillava in continuazione in quel modo straziante, dell’attesa lunghissima del pediatra nel corridoio dell’ospedale in un tempo in cui i cellulari non esistevano o noi ancora non condividevamo il loro uso, non mi ricordo, dello stato d’allerta continuo che comporta avere un invalido a casa, nonostante tu cercassi di affrontare tutto sempre come se niente fosse. Dopo un treno interminabile di fotogrammi il corpo di Paolo è arrivato a terra, di schiena, si è sentito il tonfo, nonostante la neve attutisca i suoni. Continuo a non riuscire a muovermi. Lo guardo, con il terrore che non riesca a alzarsi. Lui apri gli occhi, guarda il cielo aperto, mi individua con lo sguardo e molto, molto lentamente comincia a piegare una gamba, poi l’altra. Si gira verso destra a ritmo di lumaca e si ferma. Riesce a fare un altro mezzo giro e s’ inginocchia. Quando lo vedo in piedi mi viene fuori una risata stridula-sospirante. Finalmente riesco a camminare verso di lui, che subito pensa a finire di aiutare a uscire dalla pista i due bambini investiti, che senza un graffio trascinano la ciambella, anche se con molta difficoltà. Ma i loro genitori, dove sono andati?

N.A. vietata la reproduzione senza previo permesso
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